Dopo una lunga attesa, qualche giorno fa tre tecnici sono venuti per ripristinare la rete wi-fi che la nostra Associazione offre ai piccoli ricoverati.
Purtroppo, a causa di un recente cambio di gestore, da qualche mese la connessione Internet dava problemi: in alcune stanze era possibile connettersi bene, in altre invece funzionava male o il servizio era proprio assente.
Anche se un malfunzionamento di Internet può sembrarci un problema minore, così non è per i pazienti adolescenti: immaginatevi cosa può significare per loro essere rimanere esclusi da Facebook, Twitter o Instagram e sentirsi isolati, costretti a stare in una stanza d’ospedale o, peggio ancora, in Unità Trapianto Midollo Osseo.
In TMO, la permanenza è sicuramente lunga e le regole di sicurezza, per evitare infezioni, sono molto rigide. Prima di entrare nel reparto vero e proprio, c’è una stanza-filtro, dove ci si spoglia dei propri abiti, delle scarpe e dei beni personali. Dopo una doccia, vanno poi indossati gli abiti sterilizzati: non c’è nulla in quel reparto che entri senza essere stato disinfettato, le finestre sono bloccate e la sensazione di essere segregati è molto forte.
Inoltre nel reparto viene ammesso un solo genitore per assistere il proprio figlio e, anche se esce solo per pochi minuti, la procedura di sterilizzazione va ripetuta daccapo. Insomma, la vita in TMO è abbastanza dura ed è comprensibile l’importanza di riuscire a comunicare con il resto del mondo, anche solo in maniera virtuale.
Quel pomeriggio sembrava uno di quei giorni dove tutto va storto: i tecnici infatti non sono riusciti a risolvere il problema.
Eppure la giornata si è trasformata quando io e la mia collega siamo riusciti, in modo oserei dire miracoloso, a ripristinare la connessione a Internet per tutto l’ospedale, TMO compreso. Non saprei spiegare come abbiamo fatto, ma il pensiero che i due ragazzi (14 e 18 anni) che al momento sono ricoverati in quel reparto possano adesso navigare in rete e parlare con i loro amici tramite Facebook e Whatsapp mi riempie il cuore di gioia.
Il pensiero che qualcuno si prende cura di loro li aiuterà a sentirsi meno isolati e magari anche ad allontanare la paura della malattia, perché quando si è meno soli si combatte con più coraggio.
Queste sono le piccole vittorie di ogni giorno, che ci rendono molto felici!
Un abbraccio.
Testo a cura di Pasquale Buonocore, volontario dell’Associazione Carmine gallo Onlus che ha partecipato all’edizione 2015 di Trenta Ore per la Vita.