Bastano quattro semplici domande da porre ai giovani per capire se hanno problemi di disturbi alimentari. Lo ha spiegato Giampaolo De Luca, Vicepresidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, in occasione del congresso nazionale della Società italiana di Pediatria tenutosi a Roma nei giorni scorsi.
Il compito del pediatra, secondo l’esperto, è quello di intercettare i disturbi alimentari con questi quesiti:
1. Ritieni che dovresti metterti a dieta?
2. Quante diete hai fatto nell’ultimo anno?
3. Ti senti insoddisfatto del peso del tuo corpo?
4. Il peso influenza l’idea che hai di te stesso?
Inoltre, è proprio attraverso l’ascolto e l’osservazione dei comportamenti alimentari che gli stessi genitori possono scorgere i primi campanelli d’allarme. Ad esempio: sminuzzare il cibo, la lentezza del pasto, l’esclusione di alcuni alimenti, insieme ad atteggiamenti più generali di disagio, possono rappresentare dei segnali seri da non sottovalutare.
Indubbiamente, i dati sul fenomeno non sono rasserenanti. Il 40 per cento dei disturbi del comportamento alimentare – che solo in Italia interessano 2 milioni di giovani – si manifesta, di solito, tra i 15 e i 19 anni, ma attualmente si assiste, anche, ad un notevole abbassamento dell’età. Lo rivela uno studio del Ministero della Salute su 1.380 preadolescenti e adolescenti.
A patologie come la bulimia e l’anoressia si aggiungono poi casi di disordini alimentari più difficili da capire, come la disfagia, cioè la difficoltà a deglutire o l’alimentazione selettiva, un disturbo emotivo che consiste nel limitare l’alimentazione ad una gamma ristretta di cibi.
Affrontare i problemi dei disturbi alimentari nei giovani è difficile e richiede tanta pazienza ed impegno da parte dei genitori, ma uscire dal disagio, rincuorano gli esperti, è possibile. Basta individuare subito il problema ed intervenire con l’aiuto di medici professionisti e con il sostegno, l’ascolto e l’affetto delle persone care.