Ieri, c’era la mafia con il suo traffico di slot machine. Oggi, c’è una delibera del Comune di Bari che assegna un terreno di 4mila mq all’Associazione Agebeo e amici di Vincenzo Onlus. Domani su questo territorio sorgerà il “Villaggio dell’Accoglienza”, una delle iniziative del “Progetto Home”.
L’associazione barese, impegnata dal 2003 a fornire aiuti concreti e psicologici alle famiglie che vivono con i propri bambini il dramma del tumore infantile, è prima ancora un gruppo di oltre 100 instancabili volontari che sotto la guida del presidente Michele Farina e di sua moglie Chiara operano per sostenere il calvario delle sempre più numerose famiglie che ogni giorno arrivano nel reparto di Onco-Ematologia pediatrica del Policlinico di Bari per combattere la battaglia più importante della loro vita.
Dodici anni fa il figlio di Michele e Chiara si ammalò di leucemia. «Abbiamo vissuto 2 anni e mezzo di dure battaglie contro la morte, numerosi viaggi e giri per l’Italia, poi alla fine mio figlio a Trieste non ce l’ha fatta più», racconta Michele. «I medici del Policlinico di Bari che avevo conosciuto nel corso di questo lungo e travagliato periodo, mi invitarono ad aprire un’associazione qui dentro per dargli una mano. Decisi quindi di intraprendere questa avventura, nel nome e nel ricordo di mio figlio. Come prima attività, iniziai ad ospitare i genitori dei figli malati nella mia casa, nella stanza che era stata di Vincenzo».
Con tua moglie, nella vostra esperienza dolorosa di migrazione a Trieste per le cure di vostro figlio, avete trovato un’associazione simile alla vostra che vi ha assistito o vi siete trovati soli?
L’esperienza è stata assai dolorosa, perché vivere a 1000 chilometri di distanza da casa non è facile, ma l’accoglienza che ci è stata data da altre associazioni ci ha permesso di comprendere che l’associazionismo fa veramente tanto. Le persone che ci hanno accolto e dato speranza, non solo a Trieste ma anche a Pavia e a Genova sono state per noi fondamentali.
Ora che siete voi a gestire un’associazione, vi è capitato di accogliere famiglie che vengono da molto lontano per curare i propri figli?
Si, mi è capitato di ospitare gente di tutto l’entroterra pugliese, salentino, campano e calabrese. Noi accogliamo tutti coloro che hanno difficoltà economiche e sono impossibilitati a tornare alle proprie abitazioni di sera. Negli ultimi 4 anni ho accolto più di 250 nuclei famigliari.
Perché una famiglia dalla Calabria dovrebbe venire a far curare il proprio figlio a Bari?
Per lo stesso motivo per cui io e mia moglie abbiamo portato nostro figlio a Trieste e in altre parti d’Italia. Noi genitori forse pretendiamo che i medici abbiano la bacchetta magica. Quando mi comunicarono che Vincenzo non ce l’avrebbe fatta, io non ero soddisfatto e non mi rassegnavo all’idea. Avrei tentato l’impossibile per salvarlo. Purtroppo però avevano ragione i medici. È quindi meglio rimanere nella propria città, avendo almeno con sé l’appoggio e l’affetto di famiglia e amici.