Ieri pomeriggio, dopo tanto tempo, sono rientrato nel reparto in cui è stata curata mia figlia, in compagnia della vice Presidente dell’Associazione Carmine Gallo e di una nostra amica sostenitrice. Dopo aver indossato la mascherina e i calzari, ho suonato alla porta del reparto e ho fatto capolino; subito è arrivata nel corridoio una delle “zie” di mia figlia: Francesca, un’infermiera e mamma bravissima (con un unico, imperdonabile, difetto: tifa Juventus!).
Francesca mi ha mimato di abbassare la mascherina per identificarmi, quando mi ha riconosciuto ci siamo abbracciati e subito ha chiesto di mia figlia e di come stavo. Con questo piccolo gesto e queste semplici domande ho avuto un’ennesima conferma: in questo reparto, nonostante mi facesse paura, ho potuto conoscere persone meravigliose che amano i bambini e fanno il proprio lavoro con passione, mettendo i piccoli pazienti al centro della loro giornata.
Dopo la visita in reparto abbiamo fatto un sopralluogo nelle cucine, perché stiamo cercando di migliorare gli elettrodomestici e le attrezzature presenti. Infatti la nostra Associazione ha chiesto e ottenuto dalla direzione dell’ospedale il permesso di realizzare degli spazi attrezzati, dove ogni mamma ha il suo posto all’interno del frigorifero e dei congelatori per poter conservare il cibo preferito del suo piccolo.
Il motivo principale della nostra richiesta è che bambini e ragazzi, a causa del cortisone, alternano periodi di rifiuto del cibo con periodi di fame; e anche in piena notte può capitare che chiedano di mangiare un piatto di spaghetti con olive e capperi. Nonostante sia presente un catering buonissimo, quindi, per le mamme e i papà è importante avere la possibilità di preparare personalmente un pasto o uno spuntino al proprio figlio: per loro significa trovare un attimo di felicità anche in un momento terribile. Ci auguriamo di riuscire a fare quanto più possibile nelle cucine: nuovi fornelli, un nuovo arredo e magari una ristrutturazione nei prossimi mesi.
Vi terrò aggiornati, un abbraccio.
Testo a cura di Pasquale Buonocore, volontario dell’Associazione Carmine gallo Onlus che ha partecipato all’edizione 2015 di Trenta Ore per la Vita.