Mattia ha 9 anni.
È un bambino simpatico, socievole, con molti interessi e pieno di ricci. Così lo descrive chi lo ha conosciuto.
Mattia è anche un bambino che, all’età di 8 anni, ha affrontato con successo un cancro; ma questo non può e non deve definirlo, perché Mattia è molto di più.
Mattia è un bambino appassionato. Appassionato della vita direi. E dalla mia esperienza non è una cosa scontata, specialmente per i bambini che stanno affrontando una malattia così grave e ancor di più ai giorni nostri. Mattia sembra quasi un bambino “controtempo”: è raro vederlo fisso su un tablet o chiuso in un videogioco, come invece accade per la maggior parte dei suoi coetanei.
A parlare è la Dott.ssa Laura Catapano, musicoterapista dell’Azienda Ospedaliera Santobono Pausilipon di Napoli, dove lavora da 15 anni.
La musica e il suono sono un potentissimo strumento di espressione. È fondamentale per un bambino che affronta un percorso di cura poter trovare un canale di comunicazione attraverso il quale “poter dire”, poiché non è sempre facile farlo con le parole. La musicoterapia fornisce uno spazio di espressione libero ma allo stesso tempo protetto, in cui il bambino sente di poter manifestare ogni suo stato d’animo e, soprattutto, sentirsi accettato in maniera incondizionata.
È proprio così che Mattia e la Dott.ssa Catapano si sono incontrati, durante il lungo periodo di ricovero presso l’Ospedale Santobono Pausilipon. La Dott.ssa Catapano ha proposto a Mattia degli strumenti che non necessitano di grandi competenze per essere utilizzati, ma che allo stesso tempo restituiscono un suono e quindi un senso di soddisfazione nel bambino.
È raro che io proponga ai bambini uno strumento come il pianoforte. Nella maggior parte dei casi è più indicato proporre strumenti come lo xilofono, i tamburi o l’ocean drum che possono essere usati da chiunque e che suonano: se il bambino li usa, loro restituiscono un suono a prescindere da come sono utilizzati; e questo dà grande soddisfazione ai bambini, li rassicura e aumenta la loro autostima. Gli fa dire “lo so fare”.
Mattia non aveva una passione particolare per la musica. L’ha scoperta proprio in ospedale, durante i suoi incontri con la Dott.ssa Catapano. La sua malattia lo ha costretto a sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico e, in seguito a questo, ha iniziato a scrivere dei versi che erano più dei pensieri che delle frasi scritte per una canzone: era quello che gli passava in testa in quel momento e che voleva, per l’appunto, esprimere.
Tra noi ormai si era instaurato, grazie alla musicoterapia, un rapporto di fiducia. Allora ho chiesto a Mattia: “Perché non mettiamo insieme questi tuoi pensieri e ne ricaviamo una canzone?”
La registrazione del brano, ci spiega la Dott.ssa Catapano, ha rappresentato un’opportunità per ribadire in maniera ancor più forte il sostegno e il supporto a quanto Mattia era riuscito a fare per il tramite della musica.
Ecco allora che nel quadro entra l’Associazione Genitori Insieme, che con i suoi volontari popola, anima e supporta i reparti dell’Ospedale Santobono Pausilipon, con particolare riferimento all’assitenza verso i bambini e le loro famiglie. Proprio uno dei volontari dell’associazione, Gianluca Iazzeolla, suona la chitarra per hobby e lo fa anche in reparto per allietare le giornate dei piccoli pazienti. Insieme a Mattia e alla Dott.ssa Catapano Gianluca inizia ad aggiungere delle linee musicali alle parole e la canzone comincia a prendere forma.
L’attività musicale è una delle tante che porta avanti l’associazione all’interno dell’ospedale, diversa dalla musicoterapia che invece è direttamente gestita dall’Azienda Ospedaliera stessa. Renata Santo, la Referente Operativa dell’Associazione Genitori Insieme, ci ha raccontato un’altra storia che si intreccia con quella di Mattia arricchendola di ulteriori significati:
Nel 2017 abbiamo lanciato il progetto “Le Note di Sabrina”, nato proprio per coltivare, stimolare e far emergere le passioni e i talenti dei piccoli pazienti oncologici. Sabrina era una bambina come Mattia, che però purtroppo non ce l’ha fatta. Per lei la musica è stata una medicina che l’ha aiutata ad alleviare il dolore e le sofferenza della malattia e delle cure più dure. Il papà Enzo Iamunno, proprio per onorare la passione di sua figlia, ha voluto fortemente far nascere questo progetto.
Due anni fa, anche il papà di Sabrina è venuto purtroppo a mancare; ma la mamma di Sabrina e l’Associazione Genitori Insieme hanno voluto tenere vivo il progetto anche per lui.
Quando abbiamo conosciuto Mattia ci è sembrato naturale, quasi fosse un “segno del destino”, inserirlo nel progetto e farci carico delle spese di registrazione del suo brano. D’altronde è anche per questo che la nostra associazione esiste: abbiamo a che fare quotidianamente con tanto dolore, ma andiamo avanti per cercare di alleviarlo, di migliorare la degenza dei bambini con i nostri progetti di svago e di integrare e supportare le attività che già si fanno all’interno dell’Azienda Ospedaliera Santobono Pausilipon.
Eccoci arrivati a lunedì 4 marzo, giornata in cui Mattia si è recato per l’ultima volta nello studio di registrazione per lavorare sui dettagli finali del brano. Lo ha fatto insieme agli altri musicisti professionisti che si sono messi gratuitamente a disposizione per arricchire e arrangiare il brano, tra i quali merita un ringraziamento speciale la vocal coach Brunella Selo.
Un brano rap dal titolo “Più Bello di te”, in cui Mattia parla della sua esperienza, della sua malattia ma anche e soprattutto della sua voglia di riscatto, dell’amore e del supporto della sua famiglia e dei suoi amici. Racconta la forza di volontà che l’ha spinto a superare i momenti più duri, insieme ai medici dell’ospedale e grazie alla musicoterapia. Lo fa con parole scritte di suo pugno, a tratti rabbiose e anche con qualche parolaccia, com’è giusto che sia in una canzone rap e com’è naturale che sia in un testo che è scaturito da un ambiente di libera espressività come quello creatosi grazie alle attività di musicoterapia all’interno dell’Ospedale Santobono Pausilipon.
Abbiamo avuto la possibilità di fare quattro chiacchiere con Mattia, e vi possiamo confermare la sua eccitazione e la sua felicità per questo momento.
Oggi siamo qui per registrare le ultime cose. Spero che la canzone vi piaccia!
Mentre stavo in ospedale e guardavo una serie TV mi è venuta voglia di scrivere qualche pensiero. Poi Laura e Gianluca mi hanno aiutato a metterli tutti insieme e ci abbiamo messo anche la musica.
Non ho un vero e proprio “idolo” musicale, ma uno che mi piace tantissimo è Clementino, che tra l’altro è venuto spesso anche in ospedale.
Mio nonno paterno suonava. Lui era un medico, ma aveva la passione per la musica e ha registrato molte canzoni. Il mio più grande orgoglio è poter essere il primo in famiglia a registrare un brano dopo mio nonno!
Alle parole e alla felicità di Mattia fanno eco i genitori, mamma Bruna e papà Mario. Proprio mamma Bruna ci ha voluto dire la sua su Mattia e su cosa significa per lui incidere una canzone:
L’esperienza di Mattia con la musicoterapia è stata fondamentale. Lo ha aiutato a vivere la malattia nel modo più leggero possibile. Vivere l’ospedale come fosse casa. Gli piaceva e si divertiva! Questo grazie a tutti i medici e a Laura: ogni volta che eravamo in ospedale chiedeva sempre “Dov’è Laura? Quando viene Laura? Oggi c’è Laura?”
Vi dico solo una cosa: quando ce ne siamo andati dall’ospedale si è messo a piangere. Era come se stesse perdendo un pezzo della sua famiglia, i suoi amici.
La musica gli ha fatto vivere una normalità che, in fin dei conti, è giusto che lui e tutti i bambini malati vivano. Perché è sbagliato vedere l’ospedale come un luogo chiuso: nel nostro caso è stato vero esattamente l’opposto; è stato un luogo aperto e libero in cui Mattia ha potuto esprimersi e vivere la sua malattia come se fosse a casa, grazie ai medici e alla musicoterapia.
Un’esperienza che sta dando tanto a Mattia, sia in termini di maturità che di soddisfazione:
Con questa esperienza di scrittura e registrazione del suo brano lo vediamo maturato tantissimo e cambiato in meglio. Gli è servita tantissimo sia per gestire gli ingressi in ospedale, perché per lui non andava lì per fare la chemio ma per scrivere la canzone, e sia per dire “vaffanculo” (letteralmente nella canzone) alla malattia.
È questo il messaggio che vuole dare: una prospettiva. Non si muore. È come fosse stata una parentesi nella sua vita; importante e tosta, ma pur sempre una parentesi. Noi come famiglia non possiamo che condividere questo messaggio e rilanciarlo a nostra volta.
Mattia ha subito un intervento complicato, difficilissimo, forse il primo di questo tipo in Campania. E vederlo qui oggi in sala di registrazione è una soddisfazione e una gioia che non riusciamo a descrivere. A Natale si è fatto regalare anche un microfono, il “Canta Tu” ecc.
Perché lo vediamo veramente felice: ha fatto una cosa che desiderava fare; si è impegnato e ci è riuscito. È contento. E questo è quello che ci rende più felici ed orgogliosi: per noi non è tanto importante come poi andrà il brano e quante persone lo ascolteranno (per Mattia sì eccome!) ma il fatto che lui sia felice e soddisfatto di questo suo risultato.
La storia di Mattia è una di quelle che vale la pena di raccontarvi, perché centra pienamente la missione di Trenta Ore per la Vita e il valore aggiunto della collaborazione tra diverse realtà, come in questo caso, che è il modo con cui lavoriamo da ormai 30 anni: noi, le associazioni locali che operano sul territorio e negli ospedali e, ovviamente, gli ospedali stessi con tutti i professionisti e le professioniste del comparto medico, e non solo, che quotidianamente assistono i bambini ricoverati e le loro famiglie.
Spesso andando anche oltre “l’ordinario”, come dimostra questa bellissima storia e le sinergie che ha creato.
Mattia con questa canzone vuole celebrare la vita, non solo la sua: lui è “appassionato di vita”, come ci ha detto la Dott.ssa Catapano. E forse, a ben pensarci, non è un caso se oggi ha trovato la forza di mettersi la malattia, il lungo periodo di cure e l’operazione alle spalle e urlare al mondo intero che lui “è più bello”.
Siamo sicuri che non farete mancare a Mattia il vostro supporto: ascoltatelo, condividetelo e, se volete, fate sapere a Mattia se vi è piaciuto.
Lui è al settimo cielo per questa sua esperienza e non vede l’ora di farvelo ascoltare.