Sicurezza nei centri commerciali. Parla il papà di Francesco, morto per soffocamento

Li avevamo incontrati poco dopo la tragedia, sono Alessia e Lorenzo, i genitori del piccolo Francesco deceduto circa un anno fa a causa di un wurstel andato di traverso presso uno degli store di Ikea a Roma.

Durante il nostro incontro ci dissero “se ci fosse stata una legge per la sicurezza dei centri commerciali e che obblighi a presidi sanitari nei centri affollati con molta utenza e soprattutto frequentati da famiglie con bimbi, Francesco sarebbe ancora con noi” e lanciarono un appello. “Vorremmo rivolgerci alle aziende, agli enti e alle strutture che operano a contatto con i bambini o che destinano i propri servizi alle famiglie con bambini. Formarsi non costa molto ma vale tanto”.

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Mamma Alessia e il piccolo Francesco

Ad un anno dalla tragedia e alla luce della nuova deliberazione di Roma Capitale che istituisce presidi sanitari all’interno degli esercizi commerciali di nuova realizzazione con superficie di vendita pari o superiore a 15 mila mq, abbiamo chiamato Lorenzo, il papà di Francesco.

“Abbiamo appreso con soddisfazione la notizia dai giornali – afferma Lorenzo – e credo sia stato fatto quello che doveva essere eseguito già molto tempo prima. Si tratta di un provvedimento giusto ed indispensabile per un paese e una città come Roma. Lo scorso luglio, -racconta- a seguito di quanto accaduto, fummo accolti dal Sindaco Marino e chiedemmo di prevedere all’interno dei centri commerciali dei presidi sanitari, durante l’incontro il Sindaco si impegnò a fare qualcosa. E finalmente è arrivato il provvedimento per la sicurezza nei centri commerciali”.

Finalmente una norma per la sicurezza nei centri commerciali

“Certo – continua Lorenzo – 15 mila mq non sono pochi per un centro commerciale e ci sono delle attività che, pur avendo una superficie inferiore, hanno una affluenza di pari livello. Anche in queste strutture dovrebbe essere previsto un presidio sanitario. Mi sembra comunque un buon inizio e nulla toglie che il provvedimento possa essere esteso anche ai centri commerciali più piccoli”.

Voi state facendo molto per evitare il ripetersi di tragedie come quella che vi ha visti protagonisti. Cosa potrebbero fare ancora le Istituzioni?

Noi siamo due semplici persone, una coppia di genitori che ha perso un figlio – dice Lorenzo-. Dal conto nostro quello che abbiamo fatto è imparare le manovre di disostruzione per poi diventare istruttori e insegnarle a chi ne avesse voglia e esigenza”.

E infine, ci saluta con un nuovo invito – “si può fare sicuramente di più, rendendo obbligatoria la conoscenza delle manovre di disostruzione pediatrica per tutti coloro che hanno una attività commerciale, per gli insegnanti delle scuole, degli asili nido e in qualsiasi posto con una grande affluenza di pubblico”.

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