Continuiamo a raccogliere e raccontare le storie che arrivano dalle Case Trenta Ore del Progetto Home. In vista dell’imminente inaugurazione della seconda Casa di Pescara, entriamo direttamente nelle cuore delle strutture attraverso la voce di chi si trova ad affrontare la malattia del proprio figlio. Nella storia che segue, l’imprevisto Covid ha provocato un’interruzione delle cure con conseguente allungamento dei tempi di terapia. Una condizione comune a molti pazienti oncologici visto che oltre la metà di chi si trovava in cura (il 55,85%)* ha dovuto modificare il trattamento in seguito all’infezione.
Dall’Albania all’Italia sola andata
Il viaggio di Keti inizia sull’altra sponda dell’Adriatico. È il periodo di Natale e, dopo una visita presso l’ospedale della sua città, riceve la peggiore delle diagnosi per una Madre. Ergi, il suo primogenito di otto anni ha un tumore. La notizia è di quelle che spezzano il fiato e tolgono il sonno. Qualche tempo prima Keti aveva iniziato a studiare la lingua Italiana da autodidatta. Forse con l’idea di trasferirsi un giorno qui in Italia, o probabilmente con la convinzione che un giorno, lo studio di quella seconda lingua, le sarebbe tornato utile in qualche modo. Ed effettivamente lo studio non è stato vano, sebbene il modo per cui le è tornato utile è stato quello peggiore: lasciare l’Albania per raggiungere un ospedale di Pescara. Subito dopo aver ricevuto la diagnosi ha preso due biglietti aerei ed è partita verso l’Italia. Lasciando il marito e il suo secondo figlio a casa.
Le complicazioni dovute al Covid
Il 6 gennaio Keti arriva in Italia e, tutt’oggi, è ospite della Casa Trenta Ore per la Vita di Pescara. Qui Ergi ha intrapreso un percorso di cura presso l’Ospedale “Santo Spirito”. La diagnosi è comune: leucemia linfoblastica di tipo b, e anche il percorso di cura sembra procedere in maniera regolare ma poco dopo l’inizio della terapia sono insorte alcune difficoltà.
«Fino al 16 febbraio siamo stati in ospedale», racconta Keti con una certa timidezza data dall’incertezza della lingua. «Quando le cure hanno iniziato a dare i primi risultati, l’ospedale ci ha detto della possibilità di essere ospiti della casa Trenta Ore, e quindi siamo arrivati qui, ma non abbiamo avuto molte occasioni di vivere la Casa».
Infatti, nel periodo di Pasqua, Ergi è risultato positivo al Covid e ha dovuto interrompere le terapie, in attesa della negativizzazione. Una volta negativo però, Ergi ha continuato ad avere una febbre persistente che i medici, dopo diversi accertamenti, hanno imputato a un’infezione del sangue. Tale condizione ha rallentato ulteriormente il percorso di cura.
Un percorso in salita
Keti ed Ergi sono stati raggiunti dagli altri membri della famiglia: padre e fratello di tre anni. Nonostante le difficoltà Ketiammette che oltre al supporto logistico nella casa, gestita dall’Associazione Agbe, ha trovato un supporto emotivo che non si aspettava.
«Questa è una brutta malattia che coinvolge non solo i figli ma l’intera famiglia. Qui abbiamo trovato persone magnifiche che ci hanno supportato emotivamente e ci hanno anche fatto emozionare. Ho passato la maggior parte del tempo in ospedale per via delle complicazioni che ha avuto Ergi, ma vedo l’altro mio figlio sereno nonostante la situazione straniante. Nella casa c’è una bellissima stanza giochi per i piccoli, e vicino ci sono parchi dove i bambini possono trascorrere del tempo serenamente.»
Visto il percorso di Ergi, Keti e la sua famiglia dovranno trascorrere molto tempo presso la Casa Trenta Ore di Pescara. Per i casi come quello di Keti, avere la possibilità di poter riunire la famiglia sotto un unico tetto e in maniera totalmente gratuita per tutto il tempo delle cure è qualcosa di molto prezioso.
*dati Aieop riferiti al periodo 15/04/20 – 01/02/21