Venti anni fa, il 16 settembre 1994, andava in onda la prima edizione di “Trenta Ore per la Vita” in favore dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Quando abbiamo cominciato non avremmo mai immaginato che venti anni dopo i progetti realizzati potessero arrivare a 750 e le associazioni coinvolte oltre 40. In questi anni abbiamo soprattutto imparato molto ascoltando le testimonianze della parte più sana e generosa del nostro paese che continueremo a sostenere.
Lo faremo grazie a voi che avete raccolto da subito con entusiasmo e passione la nostra sfida.
Raccontateci i vostri ricordi su Trenta Ore per la Vita in tv sui social con l’hashtag #20diTrenta
Qui sotto pubblichiamo la testimonianza di di Rita Salci – Presidente Associazione Trenta Ore per la Vita.
16 settembre 1994: era l’alba quando, insieme agli altri autori lasciavamo gli studi televisivi. Sul tavolo della sala riunione copioni e scalette erano pronti, di lì a poche ore sarebbe iniziata la prima maratona televisiva di “Trenta Ore per la Vita”. Era stata una lunga settimana di prove per tutti, soprattutto per Lorella Cuccarini e Marco Columbro; li aspettava una grande prova, la conduzione di un programma che sarebbe durato trenta ore consecutive. Eravamo pronti? Eravamo soprattutto agitati, già stanchi e pensavamo “che Dio ci aiuti”.
Poche ore dopo, prima di andare in onda, dietro le quinte la confusione e l’eccitazione regnavano sovrane. Ce l’avremo fatta ad arrivare alla fine?
Andavo in giro a cercare di rassicurare tutti, sarebbe andato tutto bene, ripetevo a me stessa prima che agli altri. Mi dedicavo soprattutto alle persone che affrontavano la diretta tv per la prima volta, per dare la propria testimonianza, medici, volontari e persone disposte a parlare della loro malattia, della Sclerosi Multipla, per far capire come fosse possibile curarsi e convivere con questo male. L’Associazione beneficiaria della raccolta fondi era l’AISM e per mesi con la Prof. Rita Levi Montalcini, il Prof. Mario Battaglia, Antonella Moretti, e tutto lo staff, avevamo lavorato per quel momento. Sentivamo forte la responsabilità del nostro impegno, tanti i progetti che avremmo voluto vedere realizzati.
Il pubblico aveva preso posto nello studio, tutte le luci accese, ognuno al proprio posto, un ultimo abbraccio a Lorella e Marco con i soliti scongiuri, poi la luce rossa delle telecamere, l’applauso del pubblico ad un cenno dell’assistente di studio e le note della sigla eseguita dall’orchestra del Maestro Vessicchio. La voce di Lorella con il suo caloroso, squillante “Buonasera a tutti, benvenuti alla prima edizione di Trenta Ore per la Vita….” mentre entra in scena. Da adesso in poi tutto sarebbe filato liscio. Alla fine delle trenta e più ore di trasmissione il tabellone indicava che erano stati raccolti più di 17 miliardi di lire. Tutti i progetti a favore dell’Aism erano stati realizzati.
Emozioni indimenticabili. Come le tante persone che in questi anni hanno fatto di Trenta Ore per la Vita un punto di riferimento, un luogo dove è possibile incontrarsi e realizzare insieme qualche sogno, perché adesso, come allora, è ancora possibile rendere questo “mondo migliore”. È questa consapevolezza che ci ha fatti arrivare fino qui, a non arrenderci, a continuare a crederlo possibile.